Note di Regia
Il cambiamento rispetto al dramma originale
risulta in prima istanza dalle atmosfere cupe
del Castello, più aderenti a drammi shekspi-
riani, ad esempio il Machbeth, che a Pirandel-
lo, ma rispetto ad esse decisamente più spar-
tane, animalesche e guerriere; provenienti
dall’alto medioevo il cui confine viene traccia-
to dagli storici proprio nel tempo di Enrico IV.
Ma una approfondita e ulteriore indagine del
rapporto tra realtà e finzione (tanto caro al-
l’autore agrigentino) mi ha convinto ad alcuni
sostanziali cambiamenti della drammaturgia
dell’opera. In Pirandello l’indagine appariva
per certi versi “sociologica” mentre nella mes-
sa in scena di questo spettacolo si sposta a un
piano che trascende l’analisi sociale, l’ambito
del cosciente, se non anche la psicologia, per
arrivare a rappresentare l’inesplicabile capaci-
tà generativa dell’arte, o delle proiezioni col-
lettive care a Jung: energie arcaiche e primiti-
ve che rimangono misteriosi motori di produ-
zione di realtà anche nell’epoca contempora-
nea, oscurate dalle nevrosi e solo apparente-
mente illuminate dalla ragione.
Paolo Nanni